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La resistenza locale al mega-gasdotto TAP, un imponente progetto energetico europeo, sta subendo una dura repressione e criminalizzazione. Circa 100 attivisti No TAP – studenti, madri, agricoltori, imprenditori locali – sono sotto processo, con spese legali sbalorditive. Mostriamo la nostra solidarietà, e doniamo (se e quanto possibile) per dare forza a questa resistenza! https://www.gofundme.com/f/no-tap/donate

La resistenza popolare al TAP

Tra il 2011 e il 2012, quando i lavori di costruzione di TAP stavano prendendo forma, le comunità locali di Melendugno, San Foca, e dei paesi circostanti, hanno iniziato a organizzarsi e a fare pressione sui decisori per opporsi alla sua costruzione. E’ in questa fase che prende vita quello che diventerà poi il Movimento No TAP, un movimento di resistenza dal basso composto da sindaci, agricoltori, pescatori, imprenditori locali, madri, nonne, studenti e abitanti provenienti da contesti politici e socio-economici molto eterogenei ma uniti, intorno allo slogan “Né qui, né altrove”, dall’obiettivo di fermare la costruzione del gasdotto.

Nel marzo 2017 il conflitto vive una fase di escalation dovuta all’inizio dei lavori di costruzione dei cantieri di TAP durante i quali la multinazionale inizia con lo sradicamento di centinaia di ulivi secolari per far posto all’enorme gasdotto. Indignato dinanzi a questo violento sopruso della propria terra, il Movimento ha deciso di rispondere con tattiche di disobbedienza civile, mettendosi in prima linea coi propri corpi al fine bloccare i mezzi diretti ai cantieri e proteggere gli ulivi di cui era prevista la rimozione. In questa occasione, il Movimento No TAP dà vita – con il sostegno dei contadini locali – ad un presidio permanente di fronte al cantiere di San Basilio.

La repressione dello Stato e la strumentalizzazione della giustizia penale

Dinanzi alla disobbedienza civile dei No TAP, lo Stato italiano ha messo in atto una severa campagna di repressione volta a proteggere TAP e gli stakeholders implicati nella realizzazione del progetto.Il governo ha così istituito una “zona rossa” attorno ai cantieri, creando di fatto un’occupazione militare del territorio. Una vasta area di strade, quartieri residenziali e campagne è stata occupata da forze di polizia, veicoli blindati e guardie private ingaggiate da TAP. Il monopolio che lo Stato italiano ha sull’uso della forza è diventato essenzialmente strumentale alla difesa degli interessi dei dirigenti delle compagnie energetiche, delle grandi banche e dei politici corrotti che traggono profitto dalla costruzione di TAP.

In questo stesso periodo, inizia a muoversi un’imponente macchina repressiva contro il Movimento No TAP: gli attivisti subiscono arresti, multe e numerose accuse relative a presunti crimini commessi nel corso della protesta. Decine di persone ricevono il “foglio di via”, un provvedimento che impone a chi lo riceve, se non residente, l’allontanamento da un determinato comune per un periodo che può arrivare sino  a tre anni.

A causa di questa repressione, circa 100 attivisti No TAP – studenti, madri, agricoltori, imprenditori locali, la stragrande maggioranza dei quali senza precedenti penali – si trovano ad avere a carico 260 processi. I loro presunti reati, tutti avvenuti tra il 2017 e il 2019, sono: manifestazione pubblica senza preavviso, violazione del foglio di via, invasione di terreni privati, oltraggio a pubblico ufficiale e violenza privata (legata al blocco dei camion della TAP). Inoltre, i processi riguardano 70 multe di 3.450 euro e 70 giudizi davanti al Giudice di Pace. Complessivamente, sul Movimento No TAP gravano 240.000 euro di multe e 70.000 euro di spese legali.

Perché la comunità locale si oppone a TAP?

Le ragioni sono molte:

Si oppone a TAP perché si tratta dell’ennesimo progetto basato sui combustibili fossili inquinanti che vede la sua realizzazione in un momento in cui la comunità scientifica è fortemente d’accordo sul fatto che, per evitare il collasso climatico, i governi devono ridurre immediatamente e drasticamente le emissioni di carbonio e porre fine agli investimenti nei combustibili fossili.

Si oppone a TAP perché rappresenta un modello economico estrattivista che saccheggia le comunità locali per arricchire le grandi aziende.

Si oppone a TAP perché il progetto del gasdotto coinvolge paesi dittatoriali dove i diritti umani fondamentali non sono rispettati, come l’Azerbaigian.

Si oppone a TAP per difendere la democrazia. Il governo dovrebbe rispondere alle esigenze dei suoi cittadini, non a quelle delle grandi imprese, e le comunità locali hanno il diritto di autodeterminarsi. Il governo nazionale italiano ha invece scelto di difendere gli interessi privati, di controllare gli attivisti piuttosto che TAP, e di militarizzare l’area coinvolta nel progetto del gasdotto.

TAP è la vera minaccia, non le comunità che vi resistono!

La popolazione locale è stata spesso criminalizzata dai media e dalle autorità governative per aver difeso la propria terra, ma chi è la vera minaccia alla salute della collettività?

TAP ha spesso lavorato senza le dovute autorizzazioni ed è coinvolta in incidenti che hanno provocato inquinamento ambientale. La multinazionale è incriminata in 19 processi penali per l’avvelenamento della falda e costruzione abusiva.

Mentre TAP distrugge, corrompe e militarizza il territorio, gli attivisti No TAP sono incriminati per aver difeso la loro terra e il clima, questo ci riguarda tutti.

La complicità dell’UE

Nonostante i gravi problemi legati al progetto TAP – dalla sua incompatibilità con gli obiettivi climatici dell’UE ai danni provocati alle comunità locali lungo il suo percorso – questa mega infrastruttura del gas rimane un ‘Progetto di interesse comune’ per l’UE, che le fornisce un importante sostegno istituzionale e l’accesso ai finanziamenti pubblici. Infatti, nel dicembre 2018, TAP ha ricevuto un enorme finanziamento misto pubblico-privato di 3,9 miliardi di euro reso possibile dalla mediazione della Banca europea per gli investimenti, la banca pubblica di sviluppo dell’UE. Ciò significa che i contribuenti dell’UE stanno pagando per questo progetto estremamente ingiusto.

#PeopleNotPipelines

Nella ricerca di una società veramente giusta ed equa, il denaro pubblico e il sostegno devono essere orientati al bene comune, non alle grandi aziende come TAP! I miliardi di euro e le altre risorse pubbliche spese per TAP avrebbero potuto essere investiti nella salute pubblica, nel rafforzamento del sistema di welfare, nella creazione di posti di lavoro dignitosi e duraturi finalizzati ad una giusta transizione, e nella decarbonizzazione e democratizzazione dei nostri sistemi energetici.

Supportiamo il Movimento No TAP

Gli obiettivi del Movimento NoTAP riguardano tutti noi. I No TAP lottano per un futuro migliore, basato sull’ecologia e la democrazia. Gli attivisti hanno fatto tutto il possibile. Ora tocca a noi fare qualcosa per loro!

#IostocoiNoTAP #PeopleNotPipelines

———–ENGLISH———–

The local resistance to the TAP mega pipeline, a huge European project, is facing oppression and criminalization. Around 100 NoTAP activists – students, mothers, farmers, local business owners – are on trial, with staggering legal fees. Show your solidarity, & donate if you can, to keep this resistance strong! gofundme.com/f/no-tap

Between 2011 and 2012, when plans to build TAP were first taking shape, the local community of Melendugno, San Foca, and the surrounding villages began to organise and put pressure on decision-makers to oppose its construction. The Movimento NoTAP was soon born, a grassroots resistance movement consisting of locally-elected officials, farmers, fishermen, local business owners, mothers, grandmothers, students, and other locals from a wide range of political and socio-economic backgrounds. Reflected in their motto ‘Not Here, Not Anywhere’, this diverse coalition of activists has been united around the goal of stopping the construction of the pipeline altogether.

In March 2017, the Movement entered a new phase of escalation. During this period, the TAP multinational broke ground on construction and began uprooting hundreds of centuries-old olive trees to make way for the laying of the massive pipeline. Horrified by this violent assault on their land, the Movement decided to respond with tactics of civil disobedience. Activists used their bodies to block roads to construction sites and wrapped themselves around olive trees planned for removal. The Movement also established a presidio, or permanent camp, right in front of the construction site at San Basilio with the support of local farmers. 

State repression and the weaponisation of the criminal justice system

Beholden to the TAP company and other powerful stakeholders in the pipeline project, the Italian state responded to NoTAP’s civil disobedience with a harsh campaign of repression. Government authorities instituted a “red zone” around all construction sites, effectively creating a military occupation of the territory. A vast area of roads, residential neighbourhoods, and countryside were taken over by multiple police forces, armoured vehicles, and TAP’s private security guards. Anyone wanting to move through the area needed to present identification and just cause. The Italian state’s monopoly on violence had essentially become a tool to serve the interests of fossil gas executives, big banks, and corrupt politicians who stand to profit from TAP’s construction.

In this same period, the Italian government began to weaponise its criminal justice system against NoTAP. Activists were arrested, fined, and charged with outrageous crimes. Dozens received the Italian ‘foglio di via’, a draconian measure that expels non-residents from a designated area for up to three years. 

Due to this crackdown, around 100 NoTAP activists – students, mothers, farmers, local business owners, the vast majority of whom have no prior criminal record –  must stand a total of 260 trials. Their alleged crimes, all occurring between 2017 and 2019, are: public demonstrations without notice, violation of expulsion orders, trespassing, insulting a public official, and private violence (related to their blockade of TAP’s lorries). In addition, the trials concern 70 fines of €3450 and 70 proceedings before the Justice of the Peace (Giudice di Pace). Collectively, the NoTAP Movement faces a total of €240,000 in fines and €70,000 in legal fees. 

But why does the local community oppose TAP?

The reasons are many:

They oppose TAP because it is yet another polluting fossil fuel project being built at time when the scientific community strongly agrees that, in order to avoid climate collapse, governments and decision-makers need to immediately and drastically reduce carbon emissions and end investments in fossil fuels.

They oppose TAP because it represents an extractivist model of growth that pillages local communities for the enrichment of big corporations.

They oppose TAP because the pipeline project involves dictatorial countries like Azerbaijan and Turkey where basic human rights are not respected.

They oppose TAP to protect democracy. Government should respond to the needs of its citizens not big corporation, and local communities have the right to self-determination. The Italian national government has instead chosen to defend private interests, control the activists rather than TAP, and militarise the area involved in the pipeline project.

Who’s the real threat?

The local population has often been criminalised by the media and government authorities for defending their land, but who is the real threat?

TAP has often worked without proper authorisations and is implicated in incidents of local environmental pollution.  The multinational faces indictments in 19 criminal trials for:

–          groundwater poisoning;

–          and unauthorised construction.

While TAP destroys, corrupts, and militarises the territory, NoTAP activists are indicted for defending their land and the climate we all share.

EU complicity

Despite serious problems with the TAP project – from its incompatibility with EU climate targets to its harm to the local communities along its path – this mega gas infrastructure remains a ‘Project of Common Interest’ for the EU, giving it major institutional support and access to public funding. In fact, in December 2018, TAP received an enormous €3.9 billion public-private finance facilitated by the European Investment Bank, the public development bank of the EU. This means that the money of EU taxpayers is paying for this massively unjust project. 

#PeopleNotPipelines 

In the pursuit of a truly just and equitable society, public money and support needs to be for the people, not big corporations like TAP! The billions of euro and other public resources spent on TAP could have been invested in public health, a strong social safety net, creating dignified and resilient jobs for the Just Transition, and decarbonising and democratising our energy systems.

Stand with the NoTAP Movement

The purpose and objectives of the NoTAP Movement involve all of us. They are fighting for a better future, based on ecology and democracy. The activists have done everything possible. Now it is our turn to stand with them!

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